Gli affreschi

Uno dei tesori più importanti del Rinascimento veneziano:le sei sale magnificamente affrescate da Paolo Veronese e gli eleganti stucchi di Alessandro Vittoria
Sala a crociera
La sala prende il nome dalla forma a croce che Palladio le diede per creare un salone centrale, cuore della vita della Villa. Le pareti sono interamente decorate dagli affreschi di Paolo Veronese, che iniziò l’opera attorno al 1560.
Gli affreschi sono il trionfo del colorismo veneto e del trompe l’oeil, la tecnica delle architetture dipinte: colonne e arcate uscite dal pennello del pittore incorniciano paesaggi a cui fanno eco quelli reali fuori dalle grandi finestre.
Un paggio e una bambina spuntano a dare il benvenuto dalle porte, mentre nelle nicchie le suonatrici allietano l’atmosfera con la loro musica. Lance, alabarde appoggiate negli angoli invitano a lasciare i fardelli delle battaglie quotidiane e a lasciarsi andare ai piaceri della vita in villa.



Stanza di Bacco

Bacco ispiratore e custode delle belle uve di Maser così preziose già nel ‘500 è il tema che dà il nome alla stanza. Sulla volta, tra rigogliosi pergolati, il grande affresco di Bacco che fa dono dell’uva ai pastori, è un inno all’abbondanza e alla bontà dei frutti dei vigneti della Villa. Accanto a lui un pastore, quasi appisolato dopo aver goduto della piacevole bevanda, ascolta il vortice di musica e di putti svolazzanti che ha luogo nella sua testa.
Il gioco di finte architetture si fa più sofisticato e raffinato. Al grande camino in stucco di Alessandro Vittoria, fanno eco le finte colonne sulla parete di fondo che danno un senso di profondità alla stanza. L’illusione è accentuata da ritratti posti negli angoli e dalle nicchie con le statue sullo sfondo.
Paesaggi pieni di vita decorano le pareti, scene quotidiane tra antiche rovine e prospettive dipinte allargano lo spazio e lo dilatano all’infinito.
Sul cornicione sopra la porta, Apollo e Venere si guardano intensamente simboleggiando l’amore e la passione procreatrice.




Stanza del Tribunale d’Amore
L’amore coniugale è il tema di questa stanza affrescata da Paolo Veronese. Sulla volta è rappresentato il cosiddetto Tribunale dell’Amore. La giovane sposa, in ginocchio tra il marito e il difensore, sta per essere giudicata per la sua condotta. Il giudice seduto sulla nuvola è assistito dalla Giustizia, con un mazzo di fiori in una mano e una clava nell’altra, pronta ad eseguire la sentenza. Un volo di putti che lanciano fiori suggeriscono il lieto fine alla vicenda.
Nicchie con statue decorano le pareti, paesaggi in cui Veronese si è divertito a dipingere scene di vita quotidiana rispondono a quelli reali fuori dalle finestre. E poi sorpresa… in un angolo, vicino la finestra, vi sono un paio di pantofole e una scopetta dimenticate dal pittore.
Tralci di vite salgono oltre le cornici fino alla bellissima pergola sulla volta.
Sopra la porta un gruppo di putti si contende l’argenteria di casa Barbaro mettendone in evidenza lo stemma, un cerchio rosso, mentre sopra al camino in stucco del Vittoria, tre suonatrici allietano l’atmosfera e parlano di armonia.



Sala dell’Olimpo
Il cuore della casa, la sala centrale dove ci attende la Signora Barbaro dipinta da Paolo Veronese alla balaustra, sotto la volta affrescata dove sono rappresentati gli dei dell’Olimpo. Qui lo sguardo si diverte a spaziare in tutte le direzioni scoprendo le prospettive reali delle stanze che si aprono oltre le porte in successione, all’esterno verso il Ninfeo, o in alto verso la volta.
A queste si sommano le prospettive dipinte da Paolo Veronese: i paesaggi, le colonne, le nicchie con statue. In alto, la finta balaustra alla quale si affaccia la moglie di Marcantonio Barbaro, Giustiniana Giustinian, con la nutrice e i tre figli, è diventata un’immagine famosa in tutto il mondo.


Più in alto ancora le stagioni rappresentate nelle lunette, i quattro elementi negli angoli e infine nell’ottagono centrale le principali divinità dell’Olimpo con i relativi simboli.
Al centro, da un mondo al di là delle nubi, arriva una figura di donna su di un mostro alato a portare un messaggio di salvezza, di Armonia universale.
I paesaggi hanno colori intensi e sono dipinti con una tecnica straordinaria. Guardando da vicino i bellissimi cieli ci accorgiamo che sono dei semplici colpi di un pennello di grandi dimensioni dati con grande maestria. Così le figure, gli alberi le architetture sono tutti il risultato di pochi tratti rapidi di un pennello abilissimo. Nella finta veduta a destra, sotto alla signora Barbaro, il pittore ha raffigurato la Villa di Maser.
Stanza del Cane
Un piccolo canino dipinto da Paolo Veronese sulla parete di sinistra entrando dà il nome a questa stanza.
I paesaggi ricoprono le pareti e danno luce all’ambiente. Nell’allegoria affrescata sulla volta tre donne si contendono le ricchezze della cornucopia. Sono Venezia, seduta da padrona sul mondo, l’Ambizione che vuole sottrarle i preziosi, e l’Invidia che trama nell’ombra nascondendo un coltello.
Sulla parete di fondo in alto, la Sacra Famiglia con S. Caterina protettrice della famiglia Barbaro.


Stanza della Lucerna
Nel riquadro al centro della volta è rappresentata la Fede che regge in una mano il sacro calice e ha la Bibbia aperta ai piedi, mentre indica al Peccatore implorante la via verso l’Eternità. Questa è simboleggiata da un serpente che si morde la coda e racchiude il globo terrestre.
Con un gesto materno la Carità accompagna il peccatore, mentre calpesta in segno di disprezzo uno scrigno di preziosi, sotto lo sguardo del Padre Celeste che spunta da oltre le nubi.
Accanto un meraviglioso trompe l’oeil: un grazioso putto regge una Lucerna vera, sempre accesa che arde in devozione della Sacra Famiglia rappresentata nella particolarissima Madonna della Pappa.

Ritratto di Elena Caliari

Una dama con il ventaglio è rappresentata sulla parete di fondo alla fine della successione delle stanze. Si tratta di Elena Caliari, moglie del Veronese. La figura è dipinta in dimensioni più grandi di una figura reale per accorciare la distanza con un effetto prospettico. Al di là della porta a vetri stanze private ancora in uso alla proprietà.
Autoritratto di Veronese
Paolo Veronese in persona si è dipinto al termine di queste sale nella veste di un nobile cacciatore. E’ un chiaro segno di affetto verso questo luogo a lui particolarmente caro per la sua bellezza e armonia alla quale anch’egli ha contribuito con il suo lavoro. Al di là della porta a vetri stanze private ancora in uso alla proprietà.
Paolo Veronese
(1528-1588)
Uno dei grandi maestri del Rinascimento veneziano, Paolo Caliari detto il Veronese, conquistò la scena della città lagunare con l’ uso del colore, la sua abilità nell’integrare elementi architettonici con le figure umane e la sua fantasia nel concepire i soggetti.
Questo lo portò fin davanti all’Inquisizione dove venne accusato di inserire figure irriverenti nel sacro contesto dell’Ultima Cena. Veronese, se la cavò cambiando il titolo del dipinto in “Convivio in casa Levi”, rispondendo che “noi pittori ci prendiamo le stesse libertà dei poeti e dei pazzi”.
Fu chiamato dalla Repubblica di Venezia a dipingere la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e le sue tele oggi si trovano nei più importanti musei del mondo.
A Maser il suo genio ebbe ampio sfogo, interpretò brillantemente i ritmi degli spazi architettonici del Palladio arricchendoli con finte architetture e una miriade di personaggi reali e allegorici.
